Vi racconto il Salone del Mobile, quest’anno che non ci sarà

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Quest’anno siamo tutti un po’ orfani del Salone del Mobile. L’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 ha costretto al rinvio della manifestazione. E proprio quest’anno in cui non ci sarà, ho deciso di raccontarvi il Salone del Mobile, per tappe e date decisive. Aspettando il Salone 2021, ho deciso di approfondire e ripercorrere con voi alcune interessanti step che ha vissuto questo evento magico.
Che ne pensate di questa idea? Spero vi piaccia!

Credits: salonemilano.it

Il Salone Internazionale del Mobile nasce a Milano nel 1961, con l’obiettivo di promuovere le esportazioni delle aziende italiane legate al mondo del design. Oggi è il punto di riferimento per il settore dell’arredo e del design, un hub che attrae professionisti e curiosi da ogni angolo del mondo.

Credo, infatti, che la Milano Design Week – nome che racchiude in sé non solo il Salone, ma anche il Fuorisalone – sia un momento elettrizzante e vivacizzante, non solo per Milano, ma per tutti gli addetti del settore, che convergono sotto la Madünina alla ricerca delle novità dal mondo del design e dell’abitare.

È bene, quindi, approfondire le origini e lo sviluppo di questo magnifico evento: cominciamo!

Come già accennato, la prima edizione del “Salone del Mobile di Milano” risale al 24 settembre 1961 (la data del mio compleanno! L’anno non è quello ?). Siamo in pieno boom economico per l’Italia e l’iniziativa arriva da Federlegno, che promuove il Cosmit – Comitato organizzatore del Salone del mobile italiano – che sceglie subito Milano come città, e la Fiera di Milano come location.

Credits: archiviostorico.fondazionefiera.it
Credits: archiviostorico.fondazionefiera.it

Potremmo dire che il Salone è una sorta di figlio di un altro grande evento fieristico milanese, e ne sfrutta la location per molti anni. Già prima del Salone, infatti, era stato dato spazio all’arredo – e al design in generale – all’interno della quasi onnicomprensiva Fiera Campionaria, dal 1920 evento cardine per il made in Italy, che vivrà fino al 1985, anno in cui lascerà definitivamente spazio alle manifestazioni settoriali specializzate.

Lo stand Kartell alla Fiera Campionaria del 1960 (Credits: archiviostorico.fondazionefiera.it)
La vetrina di Alessi alla Fiera Campionaria del 1961. (Credits: archiviostorico.fondazionefiera.it)
Lo stand di Olivetti alla Fiera Campionaria del 1961. (Credits: archiviostorico.fondazionefiera.it)

Già alla fiera campionaria, architetti-designer erano chiamati a creare installazioni e padiglioni all’interno della fiera stessa.
Un esempio? I fratelli Castiglioni che nel 1968 hanno progettato l’installazione “La chimica ci veste” per il padiglione Montecatini.

“La chimica ci veste” - padiglione Montecatini 1968. (Credits: piergiacomocastiglioni.it
Un altro interno del padiglione Montecatini, questa volta del 1957. (Credits: archiviostorico.fondazionefiera.it)

Se volete approfondire il mondo della Fiera, qui trovate una miriade di informazioni e delle bellissime foto storiche.

Ma torniamo al Salone.

Gli obiettivi di questi imprenditori erano ambiziosi: in primo luogo, promuovere le esportazioni, perché il mercato interno post ricostruzione era ormai saturo. Questo, però, sarebbe stato davvero possibile se la miriade di piccoli produttori italiani avesse acquisito autocoscienza di categoria, unendo le forze per far conoscere e promuovere l’italian design e quelle che oggi sono considerati dei veri maestri e i loro prodotti delle vere icone.

Il 1965 è un anno di svolta: Domus – la rivista di design e architettura per eccellenza, fondata nel 1928 da Gio Ponti – dà spazio al Salone, dedicandogli un lungo articolo. Gli espositori si sentono in dovere di allestire gli spazi con più impegno e creatività, uscendo anche dalla fiera: questa prassi si svilupperà sempre più, con quello che poi diventerà il Fuorisalone. Ma ci vorrà ancora del tempo, andiamo per gradi.

Nel 1967 il Salone diventa Internazionale, importante aggettivo che oggi diamo per scontato, ma che allora simboleggiava prima di tutto qualità e alta percentuale di visitatori provenienti dall’estero.

Lo stand di Cassina al Salone del 1962 (Credits: archiviostorico.fondazionefiera.it)

Dal 1974, anno in cui prende il via Eurocucina, progressivamente viene dato spazio non solo all’arredo ma anche al mondo della progettazione in senso lato: nel 1976 nasce Euroluce, nel 1982 EIMU (oggi Workplace 3.0, il Salone Ufficio) e nel 1989 il Salone Internazionale del complemento d’arredo. Nel 2006 è il turno del Salone Internazionale del Bagno. Ora il Salone abbraccia il mondo della progettazione a 360°: ci sono tutte le tipologie di arredo, per tutti gli stili (classico, moderno, contemporaneo oltre complementi d’arredo riguardanti l’illuminazione, la cucina, l’ufficio e il bagno). 

Dal 1998, poi, il Salone è accompagnato dal Salone Satellite, creato ad hoc per permettere ai giovani designer di esprimersi e di farsi conoscere dai brand. Qualche tempo fa ho intervistato anche la signora del Salone Satellite: Marva Griffin.

Già dai suoi primi anni, nascono una serie di iniziative spontanee che orbitano attorno al Salone, una costellazione di eventi paralleli per l’intera città, spesso promossi dagli stessi showroom dei brand (Cassina è tra i primi a sfruttare il proprio showroom milanese come estensione dello stand in fiera). L’ufficializzazione di questa rete di eventi paralleli – che già da anni veniva chiamata Fuorisalone – avviene nel 1991, anno in cui esce la prima guida ufficiale del Fuorisalone, voluta da Gilda Bojardi e pubblicata da Interni Magazine. Allo stesso anno si fa risalire anche l’espressione Design Week.

Il 2005 è un anno di svolta: il Salone viene trasferito nella nuovissima Fiera Milano a Rhoprogettata da Massimiliano Fuksas

Credits: lidesinteriores.com

A coronamento della veste internazionale assunta sempre più dal Salone, nel 2006 nasce quello che successivamente verrà chiamato il Salone del Mobile.Milano Moscow, cui seguirà nel 2016 il Salone del Mobile.Milano Shanghai.

Nel 2018 viene lanciato il Manifesto del Salone di Milano, con l’obiettivo di celebrare il passato e dare una direzione futura a quello che negli anni è diventato il punto di riferimento mondiale per il design. Le parole chiave del documento sono emozione, impresa, qualità, progetto, sistema, giovani, comunicazione, cultura, Milano.

Il grande successo del Salone è indiscusso. I numeri parlano chiaro, l’evento è più che decuplicato: l’anno di inaugurazione ci furono 328 espositori, mentre oggi questi superano la quota dei 2500. Attualmente, lo spazio a disposizione del Salone si aggira intorno ai 300mila metri quadrati, contro gli 11mila delle prime edizioni.

Un evento che è cresciuto esponenzialmente non solo a livello di numeri, ma anche e soprattutto per bellezza e creatività. 

Non vedo l’ora di prender parte alla prossima edizione! 

Intanto, vi lascio con un paio di ricordi dell’anno scorso.

E voi, veterani o prime esperienze? A quante edizioni del Salone del Mobile avete già partecipato? Ci sono stati eventi memorabili legati alla Design Week che volete condividere? Scrivetemelo nei commenti o mandate un’email a [email protected].

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