Storia del Fuorisalone: Milano tra magiche location e creatività

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Nell’articolo in cui vi ho raccontato la storia del Salone del Mobile ho anche accennato alle dinamiche che hanno portato alla nascita del Fuorisalone. In effetti, la Milano Design Week è composta da entrambi gli eventi, e raccontare una sola delle due manifestazioni sarebbe come avere un cavatappi Anna G senza una bottiglia di buon vino da aprire.

Di cose da dire su questa rete di eventi milanesi ce ne sarebbero a milioni. È giunto il momento di raccontarvele, facendo una scrematura 🙂

Cominciamo!

Installazione nel chiostro centrale dell'Università statale di Milano (Credits: mentelocale.it)

Come vi dicevo nell’articolo sul Salone, già dagli anni Settanta sono nate spontaneamente una serie di iniziative orbitanti attorno al Salone: una costellazione di eventi paralleli sparsi per Milano, spesso promossi dagli showroom dei brand meneghini

Primo fra tutti è stato Cassina, che ha sfruttato lo showroom in centro in contemporanea alla settimana del Salone, con l’obiettivo di mostrare prodotti inconsueti e intrattenere gli ospiti in un ambiente più informale. Questa iniziativa pone le basi per quella che sarà la successiva sinergia e complementarietà tra la Fiera e Milano, alchimia unica e inimitabile.

L’ufficializzazione di questa rete di eventi paralleli avviene nel 1991, anno in cui esce la prima guida ufficiale del Fuorisalone, voluta da Gilda Bojardi e pubblicata da Interni Magazine. Potremmo definire la Bojardi come la “mamma” del Fuorisalone. È lei, infatti, che ha anche creato e depositato il logo e la dicitura “Milano capitale del design”.
Questa, però, è l’istituzionalizzazione di una situazione di fatto: già da tempo il fermento era palpabile e le agende in quei giorni erano piene di mostre, eventi, aperitivi e feste sparse per la città, i cui racconti si perdono nella leggenda.

 

Gilda Bojardi (Credits: milanocittastato.it)

Gli anni Ottanta, quelli della Milano da bere, vedono un pullulare di esposizioni e gallerie, accompagnate da numerosissimi eventi mondani. Le parole d’ordine sono design, divertimento e intrattenimento.

Nel 1983 Abitare dedica parte della rivista proprio a quello che molti chiamano già “Fuorisalone”: ecco l’imprimatur dello spazio di libera espressione del design, senza vincoli, slegato dalle regole tipiche di un evento commerciale e aperto a tutti, addetti ai lavori, appassionati e curiosi.
Oltre alla massa di curiosi che si riversano per le vie e gli showroom, arrivano anche giovani designer da tutto il mondo, desiderosi di farsi conoscere: poco budget, ma tanta creatività.

Abitare. (Credits: zero.eu)

Tra fine anni Novanta e i primi anni Duemila l’evoluzione continua, con la nascita dei distretti.

Questa volta il pioniere è Cappellini, che si fa promotore di eventi che presto diventano il clou del Fuorisalone: in via Tortona e alle feste del Superstudio si potevano incontrare tutti i nomi più importanti del design e non solo.  A quel punto, tutti – tra designer e aziende – volevano accaparrarsi uno spazio in zona: Luca Fois cavalca l’onda e nel 2001 lancia il progetto Zona Tortona, con l’inconfondibile logo a cerchio rosso.
Negli anni successivi, al Tortona Design District si uniranno altri quartieri della città: Brera, Ventura-Lambrate, San Babila, Porta Venezia, 5 Vie e Isola

Nel 2018 il progetto Superloft di Cappellini al Superstudio ha ricreato un’abitazione immaginaria ma perfettamente reale, con la partecipazione dei protagonisti più interessanti del design Made in Italy e dei maestri artigiani.

 

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The narration of objects overlaps with the one of meetings, intuitions and events ✨ Metodo Cappellini

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Abbiamo detto design, ma un’altra parola d’ordine del Fuorisalone è divertimento: l’inizio degli anni Duemila coincide con una serie di leggendarie feste, come quelle di Domus, che si tenevano in quelli che un tempo erano dei capannoni abbandonati in via Mecenate e che ora ospitano gli studi della Rai e la sede di Gucci. 

Nel 2005 la location scelta da Domus è stata nientemeno che San Siro. Allo stadio Meazza, per una notte intera si sono susseguite performance di ogni tipo. In più, l’iniziativa Domus Circular prevedeva che al centro del campo di gioco ci fosse un microfono: ognuno poteva, a turno, avvicinarsi e urlare quel che voleva, come una rockstar! 

Dopo il 2005, di grandi feste non ce ne sono quasi più state, ma quell’anno Cappellini ha voluto chiudere con grande stile: una festa al palazzo delle Regie Poste.

Il Fuorisalone di Cappellini nel 2005. (Credits: zero.eu)

Negli anni successivi, il trend generale è quello dell’esclusività: dai vecchi capannoni industriali si è passati a location particolari come palazzi storici in centro, con pochi e famosissimi invitati, spesso internazionali.

Parlo, ad esempio, delle esclusivissime feste di apertura del Fuorisalone organizzate da Cassina che hanno avuto la Triennale come location. 

Un paio d’anni fa invece ho preso parte all’installazione di Gubi a Palazzo Serbelloni. Qui l’ambientazione storica faceva da culla a un design moderno, ricco sia di pezzi iconici senza tempo che di nuove proposte. Sapendo quanto amo i contrasti, potete immaginare quanto mi sia piaciuto!

 

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The imposing Palazzo Serbelloni served as the perfect backdrop for @gubiofficial lights combination ?I’m still impressed by the floral arrangements!

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E come non raccontarvi di Gufram, invece, che ci ha fatto ballare tutti nella sua visionaria Disco Gufram, una discoteca che ha intrecciato la cultura pop dalla metà degli anni ’60 con i suoi oggetti contemporanei. Il tutto avente come location in un attico enorme all’ultimo piano di un centralissimo palazzo milanese. 

Disco Gufram.

L’importanza acquisita negli anni dal Fuorisalone è un dato di fatto. Questo figlio ribelle condiziona l’andamento del Salone stesso: pensate che nel 2009 il gruppo Poltrona Frau (che comprende Cassina, Cappellini, Alias, Thonet e Gufram) ha scelto di mantenere le esposizioni solamente al Fuorisalone, non partecipando all’edizione del Salone del Mobile di quell’anno.

Dopo trent’anni, il Fuorisalone è senza dubbio il momento clou per il mondo del design, tutto grazie alle singole aziende e ai designer, che creano un’esperienza che ormai travalica il mondo del design, arrivando a comprendere settori come il food, la tecnologia, le telecomunicazioni, la moda e l’arte.
E chissà cos’ha in serbo per il futuro!

Il Fuorisalone, infatti, è un evento mutevole, sempre al passo coi tempi e spesso anticipatore dei cambiamenti. Pensate che le tensioni avanguardistiche e creative stanno spingendo, e già da un po’ di tempo si parla di Fuori-Fuorisalone.

Installazione "An Extraordinary World" di Marc Ange, a Palazzo Cusani. Fuorisalone 2019.

Il Fuorisalone è un’esplosione di creatività spontanea e democratica che fa da esempio per iniziative legate alla moda o all’arte in ogni angolo del mondo. In molti, infatti, hanno cercato di imitare la Milano Design Week con risultati più che positivi, ma mai eguagliando quella particolare alchimia che si crea tra Milano, il Salone e il Fuorisalone: punti di riferimento indiscussi del settore, modelli a cui guardare e magiche esperienze da vivere.
A questo punto… non vedo l’ora di poter prendere parte alla prossima edizione!

E voi, che ne pensate di questa fantastica rete di eventi? Avete fatto un giro tra i vari distretti, o magari avete partecipato a qualche festa memorabile? Fatemi sapere i vostri ricordi, le vostre esperienze: scrivetemi qui nei commenti, oppure a [email protected]

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