La morbida perseveranza di Zaha Hadid

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Nel mese in cui si celebrano le donne, e nel giorno dell’anniversario della sua scomparsa (avvenuta il 31 marzo 2016), non potevo non dedicare una riflessione su una delle figure femminili più importanti del panorama dell’architettura contemporanea: Zaha Hadid.

Zaha è stata tra le prime donne ad essersi ritagliata uno spazio veramente rilevante nel mondo dell’architettura.

Grazie al suo talento e alla sua perseveranza è riuscita ad affermarsi, smentendo coi fatti le critiche mosse dall’universo lavorativo in cui  ha operato, troppo spesso maschiocentrico. 

Una donna di carattere, insomma, spesso descritta come risoluta, esigente e dura, con se stessa e con gli altri. Personalmente associo Zaha Hadid al concetto di morbida perseveranza, un’ostinazione fiera e fluida nel conseguire obiettivi mai raggiunti prima.

“L'architettura non è più un mondo maschile. L'idea che le donne non possano pensare tridimensionalmente è ridicola”

Zaha Hadid è stata la prima donna a vincere nel 2004 il premio Pritzker, assegnato ogni anno a un architetto vivente che si è distinto per la sua maestria. Una sorta di premio Nobel per l’architettura, giustamente conferito per il suo ruolo di esponente della corrente decostruttivista.

Il Heydar Aliyev Center
Il Galaxy SOHO
Il Sheikh Zayed Bridge

“Sono sempre stata interessata al concetto di frammentazione e all’idea di astrazione ed esplosione, de-costruendo le idee della ripetitività e della produzione di massa”

Nata a Baghdad nel 1950 in una famiglia benestante, Zaha si laurea in matematica a Beirut prima e poi studia architettura alla Architectural Association di Londra. Proprio qui aprirà nel 1980 il suo studio, Zaha Hadid Architects (ZHA), ancora oggi tra i più importanti al mondo.  Secondo BD Insurance Bureau, è al 45º posto nell’elenco dei più importanti studi di architettura del mondo – e con quasi mille progetti realizzati.

La Queen of the curve, come è stata chiamata dal The Guardian, vanta opere che parlano un linguaggio architettonico definibile come leggero, fluido e trasparente. Quella morbida perseveranza che ritengo descriva bene anche la sua persona. Zaha è stata una donna dalla capacità creativa fuori dal comune, che ha associato a questo una profonda ricerca e l’utilizzo di un’altissima tecnologia all’interno delle sue costruzioni.

The Opus Dubai
The Opus Dubai
The Opus Dubai

La sua voglia di creare, poi, non si limitava all’architettura, ma sconfinava e si mescolava con l’arte: spesso, per dare una forma preliminare ai suoi progetti, dipingeva su tela le costruzioni e i paesaggi che immaginava. Credo si tratti di un aspetto stupendo ed estremamente affascinante, che ha colpito anche alcuni dei maggiori musei al mondo come il MoMA e il Guggenheim, che hanno dedicato al lavoro di Zaha delle importanti mostre in cui sono stati esposti i suoi schizzi, i dipinti e le animazioni. 

Nel 2010, la rivista time TIME la inserisce anche nella classifica delle 100 personalità più influenti al mondo.

Dipinto per il progetto The Peak
Dipinto per il progetto Grand Buildings Trafalgar Square
Processo creativo per The Great Utopia

“Credo che la funzione dei grandi progetti architettonici sia proprio quella di creare movimento, fermento” 

Tra i tanti progetti che l’hanno resa una vera e propria archistar, voglio citare il MAXXI (Museo Internazionale delle Arti del XXI secolo) di Roma, inaugurato nel 2010 e considerato una delle opere fondamentali di Zaha Hadid.

Il Maxxi di Roma
Il Maxxi di Roma
Il Maxxi di Roma

Il progetto nasce nell’area in cui si trovava la caserma Montello e di cui Zaha recupera e ingloba due edifici, aggiungendo ad essi volumi fluidi, pareti curvilinee ed elementi che si intrecciano. In questa costruzione il rapporto tra funzione e forma è strettamente legato, strettamente connesso, volto a recuperare il rapporto tra uomo e contesto. In questo particolare luogo, a differenza della maggior parte degli ambienti museali, il visitatore non è costretto ad un percorso prestabilito, ma può elaborarne uno suo, lasciandosi affascinare dalla struttura, ogni volta in modo differente.
Che dire, chapeau! 

Personalmente, sono molto affascinata dalla figura di Zaha Hadid e da ciò che sorge alla mente pensando a lei. Che si parli di architettura, di design, di arte o di women’s empowerment, lei è sempre una fonte d’ispirazione.

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