Di Venezia, artigianato, modernità e candele Aina Kari: l’intervista a Marina Cighir

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Ci siamo trovate a Venezia, attorniate dal profumo delle sue candele, in una suite di Palazzo Canova, a pochi passi dal Ponte di Rialto. Tra racconti, spiegazioni e approfondimenti, è emerso il volto autentico di Aina Kari. È quello di Marina Cighir, la quale, dopo molti anni di lavoro per rinomati brand di candele profumate e lifestyle in Italia e all’estero, ha scelto di dare vita a un progetto personale, lavorando e abbinando l’artigianalità italiana alle menti creative interessate alla storia e al racconto, basi ispirazionali di questo viaggio olfattivo.

All’interno della suite di Palazzo Canova, insieme a Marina Cighir

Marina, ci tengo a iniziare questa intervista ringraziandoti per questa occasione di confronto. Mi piacerebbe far conoscere ai nostri lettori non solo il volto di Aina Kari ma anche le ragioni più intrinseche che ti hanno portato a fare alcune scelte di design.

Con Aina Kari voglio comunicare il meglio del meglio dell’Italia, dell’Italianità, dell’artigianalità, del suo settore manifatturiero. Volevo essere rappresentata da una persona che viene dal mondo del design e che concepisce la bellezza come valore. E per questo ho scelto te. Volevo che ci fosse coerenza tra i nostri mondi e che emergessero i valori di Aina Kari grazie a uno sguardo come il tuo. Solo l’estetica, quando non è anche condivisa da chi è portavoce del settore, potrebbe perdersi durante il suo naturale percorso. Invece per me la credibilità è fondamentale, sia nei collaboratori che scelgo che nelle materie prime che utilizzo e in tutte le relazioni che instauro.

Marina Cighir, founder e creator di Aina Kari

Iniziamo bene, Marina, subito i complimenti. Voglio invece chiederti quanto è forte il valore della contaminazione per Aina Kari, per te che hai messo insieme realtà diverse e a volte distanti.

La contaminazione per Aina Kari è fondamentale, perché per questo progetto io ho desiderato una creatività diffusa. Ci tenevo tantissimo affinché la produzione fosse esclusivamente italiana, l’hyperlocal per me è importante soprattutto nell’ottica della sostenibilità. Questo però non mi ha frenata dal mettere insieme menti creative degli Stati Uniti, di Londra e di Parigi, passando per varie parti del mondo. Idee diverse e a volte anche conflittuali che non hanno fatto altro che accrescere la qualità del prodotto.

Parlando proprio di qualità del prodotto, da dove nasce questo desiderio di creare un progetto così fortemente legato all’arte e all’artigianalità?

Mi fa sorridere questa domanda perché in questo momento (i primi di ottobre, ndr) ci troviamo in una Venezia rinata dopo i lockdown, piena di turisti e molto vivace. Il progetto invece è nato in piena pandemia, l’anno scorso, quando la città era deserta e le vetrerie quasi tutte ferme. Era un momento di crisi per l’artigianato di Murano, per cui la mia prima collezione, con cui ho voluto dare un segnale di ripartenza, è ispirata alla “Commedia dell’arte” e dedicata all’arte veneziana e al vetro di Murano in particolare. Un omaggio di un periodo di poche certezze

Candela Lively di Aina Kari a Venezia

Oltre a Venezia, dove immagini le candele di design di Aina Kari?

Quelle di Aina Kari sono sicuramente candele di design, in cui la componente progettuale gioca un ruolo centrale. Facilmente immagino queste candele in un living room o in un ufficio che vive di decori attenti. Le sfumature e la gamma cromatica che ho scelto si adattano sia ad ambienti di vacanza che a contesti domestici o professionali, e perché no anche nei concept store. Ogni ambiente il cui design è contaminato dagli oggetti d’arte o da elementi vintage si presta perfettamente alle candele Aina Kari. Il mix and match tra il vecchio e il nuovo, tra l’artigianato tradizione e i pezzi unici del nuovo design mi piace molto.

Richiami degli immaginari molto eleganti, che vengono in qualche modo abbracciati dalla sensualità delle fragranze scelte. A proposito di immaginario, se Aina Kari fosse un personaggio famoso, secondo te chi sarebbe?

Voglio rispondere a questa domanda partendo dall’origine della parola Aina Kari. Siamo nell’epoca del 1600, quando i negozianti armeni portavano il vetro veneziano, particolarmente famoso e ricercato già all’epoca, in Persia. Durante questi tragitti, i pezzi di vetro si rompevano prima di giungere a destinazione. Il loro valore però era già così alto nella percezione del tempo che nessun pezzo di vetro andava sprecato. Questi cocci venivano utilizzati per decorare i palazzi persiani. Quest’arte decorativa si chiamava Aina Kari. Per cui se devo immaginare un personaggio da associare ad Aina Kari, penso a Shahrazād, la protagonista di Mille e una notte. I racconti inebriati dagli incensi, dai profumi, avvolti nel mistero, nel piacere della scoperta dei viaggi di Marco Polo, sono tutti orizzonti a cui mi sono ispirata. 

Le profumazioni e le colorazioni scelte per la collezione che hai progettato hanno questo eterno richiamo all’esplorazione, alla conoscenza profonda. Da dove nascono queste ispirazioni?

Ogni colore e ogni profumazione ha il suo perché. Niente è fatto a caso o lasciato al destino. La candela 600, ad esempio, visto che ricorda l’abito di una sposa ha una fragranza di fiori d’arancio e gelsomino egiziano, con i mille petali di fiocco bianco che si vedono a occhio nudo nel vaso. La collezione Play, invece, è dedicata ai personaggi di Arlecchino e Colombina, e i colori predominanti sono il rosso e il bianco. Forse non tutti sanno che inizialmente il costume di Arlecchino era tutto bianco. Il personaggio di Colombina è sempre frizzante, pieno d’amore, per cui non poteva che essere rosso il suo colore. Tutto deve essere coordinato con la tradizione storica e con il significato moderno.

L’illustrazione di Arlecchino e Colombina, realizzata da Paolo Gallina per Aina Kari

Cosa consiglieresti ai giovani che vorrebbero approcciare il mondo della tradizione artigiana.

Sicuramente l’arte muranese è antica, conosciuta in tutto il mondo e capace di fare innamorare per la sua particolarità e la sua ricercatezza. Dobbiamo però fare in modo che anche i giovani si avvicinino a questo mondo. Quello che ho fatto io è studiare un packaging con una grafica molto moderna e pimpante, pensata ad hoc per incuriosire i giovani. I disegni sono dell’illustratore Paolo Gallina. Penso che con un racconto si riesca a trasmettere bene la storia di Murano. L’importante è sicuramente studiare la tradizione e il territorio, incontrando dal vivo gli artigiani, vedendo personalmente come si soffia il vetro, quali sono le problematiche, quali sono i pigmenti da utilizzare, quali le forme, la molatura. Ai giovani consiglio di vivere in prima persona questo territorio.

Quale ruolo hanno avuto le donne in questo percorso di design? Raccontaci la tua esperienza.

Sono molto fortunata perché in questo percorso di lancio di Aina Kari ho incontrato persone fantastiche che si sono appassionate alla mia realtà. Tu ovviamente sei fra queste. Il brand Aina Kari è nato insieme allo studio Hyd di Londra e alla designer Irina Flore di Portland. Le fragranze sono state perfezionate dallo studio Flair di Parigi. Ogni tassello di questo progetto è stato supportato e studiato dalle donne. Si è creata tanta allegria, tanta energia e tanta voglia di fare intorno ad Aina Kari. Ho ritenuto importante anche mantenere forte questo contatto con l’estero, per avere una visione diversa e un pensiero “out of the box”.

Questo perché, come ci dicevi all’inizio di questa intervista, credi molto nel valore della contaminazione. Soffermandoci sui prossimi progetti di Aina Kari, so che nelle prossime settimane ci sarà il lancio ufficiale alla Rinascente di Milano. Ci racconti qualcosa di più?

Siamo molto fortunati e molto fieri di avere il lancio di Aina Kari nelle prossime settimane in Rinascente a Milano, perché è il punto di eccellenza italiano per quanto riguarda lo shopping. Fra l’altro Rinascente è stato eletto il department store più luxury del mondo. Ha vinto vari premi in quest’ambito. Aina Kari resta un progetto italiano, con solide radici qui, quindi non poteva esserci luogo migliore per battezzare questo inizio. I miei prossimi obiettivi sono legati al desiderio di far conoscere l’arte muranese anche all’estero, ma con una grafica e un approccio diversi legati al settore delle home fragrance. All’estero ci si emoziona sempre di fronte alle meraviglie italiane.

Vorrei concludere questa intervista con un aneddoto inedito legato ad Aina Kari. C’è qualcosa che ci vuoi rivelare?

Io ho una collaborazione particolarmente proficua con la designer Irina Flore, che ha capito la mia intenzione di utilizzare la lavorazione del vetro nell’ambito delle home fragrance e delle candele. Lei si è formata in Francia ed è una profonda conoscitrice delle tecniche di lavorazione del vetro. Dopo tanti mesi di collaborazione, di disegni tecnici inviati, ho deciso di dedicarle un’intervista per il sito web. Leggendo le sue parole a un certo punto mi rendo conto che anche lei è di origine rumena. Ci eravamo scritte per mesi in inglese via email, ma solo in questa occasione abbiamo capito di essere entrambe rumene. Questo ci ha fatto avvicinare di più, anche se abbiamo scelto di continuare a conversare in lingua inglese.

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