Intervista al designer Vittorio Bifulco Troubetzkoy

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Vittorio Bifulco Troubetzkoy è un giovane designer che ho conosciuto lo scorso settembre, in occasione dell’edizione di Daunoacento  ad Homi Milano.
Sono stata subito colpita dall’eleganza geometrica delle sue creazioni.

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Approfondire era doveroso…quindi l’ho intervistato per capire il suo mondo creativo e farti conoscere la sua interessante visione del design, i suoi progetti e le sue aspirazioni. Ma non voglio anticiparti niente, ecco cosa ci siamo detti:

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Ciao Vittorio! Allora, raccontaci: chi è Vittorio Bifulco Troubetzkoy? Qual è la tua storia, come sei arrivato al mondo del design?
Sono un amante del progetto. Sono affascinato dal percorso mentale che parte da un’idea, che viene successivamente modellata e affinata dalla mente, per poi uscire fuori dalla matita!
Il mio percorso parte dall’architettura, prosegue nella comunicazione visiva, per approdare poi al mondo del design. Qui le idee prendono forma, si plasmano e trovano posto intorno a noi. La mia ricerca professionale è incentrata sul rapporto forma-individuo.

So che per te è molto importante sia il rapporto tra forma ed individuo che il bilanciamento tra pieni e vuoti. Qual è la tua poetica, ce la racconti?
Come dicevo studio da tempo il rapporto tra forma e individuo. Mi piace usare poche linee, rigorose, di forza, che evidenzino la struttura, un esoscheletro del prodotto che diventa il prodotto stesso.
Nei miei progetti spesso ricerco come dici tu, un bilanciamento con il vuoto. Il vuoto è molto importante, il vuoto è tutto intorno a noi, non puoi evitarlo, la sua presenza è ovunque ed è pari a quella dei pieni. Il vuoto è un materiale al pari del ferro, del legno, dell’ottone, con la differenza peró che il vuoto non puoi decidere di non usarlo. Mi piace molto cercare di circoscriverlo, delimitarlo ed inglobarlo in linee semplici. Così facendo, lo bilancio e questo bilancio crea la materia.
Il vuoto non è assenza, ma presenza.
Spesso mi danno del minimalista, certo, io cerco di utilizzare pochi elementi e senza fronzoli, ma utilizzo molto il vuoto e quindi paradossalmente i miei prodotti sono molto “pieni”. Tu mi parli di poetica, più che altro ricerco una razionalità elegante… “gioco” con i materiali per dare valenze diverse a semplici strutture.

Affascinante! A questo proposito ci vuoi parlare della linea “Frame 15” che hai presentato in occasione dell’Homi scorso? Personalmente appena l’ho vista, mi ha subito colpito la lampada “Lightframe”. Possiamo sapere da dove ti è venuta l’ispirazione? Come è nata?
Come spesso capita nei miei lavori, la linea “Frame15” è nata non voluta. Mi trovavo a fare degli schizzi a matita per una scultura da soffitto per una committenza privata e volevo un elemento semplice,  facilmente duplicabile, che mi consentisse una libera composizione. Il tubolare quadro da 15mm era perfetto. Fatto il lavoro, cliente soddisfatta, ho pensato di provare a realizzare una linea interamente con questo materiale e così,  passo dopo passo, sono arrivato a “Frame15”. Il primo pezzo è stato proprio la lampada “Lightframe”, volevo creare una scultura semplice con una funzionalità in più. Così, dopo vari tentativi, supportato dall’azienda di illuminotecnica Virdemlux di Sant’Ilario d’Enza che mi ha seguito, siamo riusciti ad inserire la luce nelle sezioni arrivando alla doppia funzionalità ricercata di scultura/lampada. I giochi di intrecci che facevo con le strutture, potevo ricrearli anche bilanciando luci ed ombre. Da lì la linea si è sviluppata con tavoli sedute, applique, librerie, panche, eccetera.

In questa collezione esiste un pezzo che ti rappresenta maggiormente o comunque a cui sei più affezionato?
Indubbiamente “Lightframe”. La capostipite. È stata una sfida e penso che rappresenti la sintesi corretta della mia ricerca professionale.

Personalmente penso che in ogni progetto, in ogni prodotto che creiamo, ci sia una parte di noi. Nei tuoi prodotti, di questa collezione ma non solo, cosa troviamo di te?
La sintesi, dare e dire il giusto, quello che serve, senza troppi contorni.

Parlaci di Diecidecimi, progetto in collaborazione con Gumdesign.
Diecidecimi è il brand del mio produttore. Sono stato molto fortunato a conoscere persone come Davide Simone (Diecidecimi) che si è buttato subito in sfide nuove con voglia e professionalità. Grazie a lui, le mie idee prendono forma (è sempre bellissimo per me). Gumdesign ha creduto subito nelle potenzialità di Diecidecimi ed è un partner fondamentale.

Daunoacento, progetto espositivo di Gumdesign, del quale fai parte, vuole portare l’attenzione sull’artigianalità e il Made in Italy. Quale secondo te è il prossimo passo che dovremmo fare per innovare ed incentivare il Made in Italy?
Al solito Gumdesign è stato molto lungimirante! L’Italia ha bisogno di progetti come Daunoacento che facciano capire chi siamo e in quanti siamo soprattutto! Il passo è stato fatto: il gruppo fa la differenza, ora si tratta solo di andare avanti.

Il pubblico, le persone esterne, come reagiscono ai tuoi prodotti? Cosa ne pensano, cosa ti dicono?
Il confronto esterno è sempre stimolante, mi piace sentire le opinioni delle persone. Riguardo a “Frame15”, i feedback sono stati molto positivi trasversalmente alle varie categorie di persone. Questo mi ha molto motivato.

C’è qualche designer, artista, movimento, cultura a cui ti ispiri per il tuo lavoro?
Sono molto affascinato dalla cultura giapponese, dal loro modo di vedere, dalla cura che pongono e da come sintetizzano l’arte (sumi-e) oltre alla capacità di vedere il bello dove molti volterebbero lo sguardo (kintsugi).

Effettivamente questa tua passione si capisce anche dalla tua ricerca di equilibrio tra pieno e vuoto, tipico della cultura giapponese.
Proprio così.

Hai un prodotto di design preferito?
Non è proprio un prodotto come forse pensi, ma per me nulla è come il profilo della Porsche 911. Una linea che dal 1963 è rimasta quasi invariata. Il top per un designer.

Quali progetti ed aspirazioni hai per il futuro?
Progetti tanti, sono sempre affascinato dai materiali e da come possano mutare nel tempo; sto sperimentando adesso nuovi abbinamenti per nuove linee.
Aspirazioni…inutile e scontato forse, ma te lo dico lo stesso, la vera aspirazione è quella di progettare quello che non c’è ancora… (qualche “visione” in merito ce l’ho, vediamo…) 😉

Ecco la linea “Frame15” presentata ad Homi-Milano

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Allora, che ne pensi di Vittorio Bifulco Troubetzkoy? Anche tu sei rimasto colpito dalla linea Frame15 e dalla capostipite lightframe? Lascia un commento, oppure scrivimi a [email protected]!

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Photos by: Barbara Leolini


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