Donne e lavoro nel design, la storia delle ragazze di Italamp

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Partiamo da un dato. Il 70% di chi ha perso il lavoro in Italia nel 2020 è donna. Una percentuale allarmante e dolorosa, che dovrebbe spronare le politiche del lavoro a dare un segnale forte e incisivo alla nostra società. E un lavoro non basterebbe comunque, aggiungerei. Serve dare alle donne il giusto spazio, il giusto contesto, la giusta luce, le pari opportunità. Stringendo il campo sul mondo dell’architettura, emerge che il 42% dei laureati in architettura è donna, sebbene stupisca quanto pochi siano conosciuti i lavori firmati dalle progettiste. Era il 2004 quando pubblicamente Zaha Hadid dichiarava quanto ancora fosse difficile per le donne distinguersi in questo campo dominato dagli uomini.

ARIANNA, FRANCESCA, VIRGINIA, MARIA TERESA, SILVIA, MARIA, ENRICA, ALESSANDRA, NICOLETTA, SIMONETTA, MONICA, EUGENIA, FLAVIA e TIZIANA

Sono le donne di Italamp, che sono andata a conoscere personalmente a Cadoneghe, in vista del nostro primo progetto insieme. Le ho volute chiamare tutte per nome, per esaltarne la loro identità, non tanto la loro qualifica. Italamp è un’azienda in cui la presenza femminile è sicuramente considerevole, ricoprendo un valore percentuale addirittura superiore al 45%.

Di queste percentuali e di diritti delle donne, ho parlato con Arianna, Francesca e Virginia, rispettivamente Export Manager, Area Manager e Designer di Italamp. Tre giovani donne che si realizzano ogni giorno grazie all’azienda in cui lavorano. 
Italamp è stata fondata dallo spirito imprenditoriale di nonno Matteo, ci ricorda Francesca, e dell’azienda “non avremmo potuto parlarne così fiere se due donne forti, intraprendenti e carismatiche come Roberta e Manuela, non avessero avuto la forza di volontà di portarla avanti”. Donne che, ci tiene a sottolineare, “pur con una famiglia alle spalle sono riuscite a tenere in piedi l’azienda, senza mai mancare nel ruolo materno”.

Francesca Fascina e Camilla Bellini da Italamp

Virginia, che si occupa dell’Ufficio Stile, chiarisce subito la via maestra: “la professionalità e la capacità di adattarsi emergono in egual misura quando si tratta di svolgere un compito e/o di raggiungere un obiettivo prefissato da Italamp”. 
Con soddisfazione riporto anche la testimonianza di Arianna, che si confronta tutti i giorni con “paesi quali: Middle East, Far East, Stati Uniti e Canada e il più delle volte con donne che ricoprono anche posizioni importanti”. Peccato però che “in Italia, invece, la componente maschile ha ancora un forte prevalenza, anche per colpa della nostra legislazione, che al giorno d’oggi non tutela in pieno le donne”. Tornano in mente le parole di Gae Aulenti sul rapporto tra donne e progettazione, “l’architettura è un mestiere da uomini, ma ho sempre fatto finta di nulla”.

Design senza disparità

«Il lavoro dell’architetto è un lavoro duro, non femminile. Non mi pare che lei sia adatta. Ci ripensi». Siamo nell’agosto del 1943 e a pronunciare queste parole è l’architetto Giuseppe De Finetti, nel suo tentativo, fortunatamente non andato a buon fine, di far cambiare professione a una giovane Cini Boeri. Provo a immaginare le difficoltà degli anni ’60 delle designer che hanno dovuto sgomitare per trovare il loro spazio e la giusta valorizzazione in un mondo che era esclusivo appannaggio degli uomini. La progettazione da allora si è evoluta, così come le aziende che hanno cominciato a credere di più nel ruolo manageriale delle donne. Ad oggi il divario è ancora forte, soprattutto sul tema della retribuzione. In Italia la differenza in busta paga tra uomini e donne è del 23,7%, contro una media europea del 29,6% (dati Eurostat).

Lavorazione del vetro di Italamp

D di donne e D di design

La storia di Italamp è esemplare in questo senso perché, dopo essere stata fondata e avviata da uomo, è stata poi portata avanti con successo da due donne, che ora stanno passando il testimone alla terza generazione. Italamp è sempre stata tinta di rosa, mi hanno fatto notare le ragazze, a partire dal dipartimento amministrativo e logistico, interamente composto da donne. Anche la produzione, il cuore pulsante dell’azienda, lì dove accade la magia, è composta da donne che assemblano, usano il trapano, la fresa e i cacciaviti con abile maestria. E poi ci sono le ragazze del commerciale e dell’area marketing. “Mi sento di sottolineare però – ci dice Virginia – che il più grande merito è da attribuirsi alla donna in generale, che nel mondo del lavoro, grazie al suo coraggio, alla costanza e alla grande forza di volontà ha saputo scalare nell’ultimo secolo ostacoli che sembravano insormontabili e che oggi, anche se la strada rimane lunga e articolata, può vantarsi di aver appiattito quasi completamente una disparità che nei secoli precedenti sembrava ormai scontata.

Virginia Cei e Arianna Marchetti di Italamp

Arianna, che lavora nell’Export, ci racconta di come le donne di Italamp che hanno messo su una famiglia riescano a gestire tutto anche grazie alla flessibilità degli orari che riserva l’azienda. Il tema del lavoro e dell’occupazione delle donne si interseca inevitabilmente con quello della famiglia e delle tutele che mancano. “Io personalmente al momento non ho famiglia, ma il ruolo che ricopro e che ricoprirò nel futuro non mi fa paura a pensare di averla”, dice Francesca, pronunciando parole che rinfrancano e testimoniano la visione paritaria di Italamp.

Come architetto ho preso una donna…

Rientrata in Italia dopo un’esperienza in Qatar, Virginia motiva la sua scelta con ragioni di “cuore e passione, con il forte desiderio di continuare a scoprire cosa sia il Design, di crescere insieme a lui, di crearmi una famiglia e realizzarmi professionalmente”.

Il genere non deve precludere il ruolo che una persona ricopre in un’azienda, a tutti i livelli. Sin dai tempi di nonno Matteo, in Italamp viene individuato il valore aggiunto e la competenza che una persona può portare nel ruolo affidato, confermano Francesca e Virginia, ribadendo che il successo aziendale e la professionalità nell’ambito lavorativo sono svincolati da qualsiasi tipo di distinzione sociale e/o di genere.
Che suonino eterne le parole di Gae Aulenti: “mi fa imbestialire la ghettizzazione in genere. A cominciare da chi dice: come architetto ho preso una donna”.

Sotto una nuova luce: la terza generazione di Italamp

Sine luce nulla est”, sostiene Alberto Campo Baeza, ricordato da Virginia prima di annunciarmi il suo primo prodotto disegnato per Italamp (collezione 2021). Si chiama Universale ed è donna e uomo insieme, una luce che vuole abbattere l’egoismo, la mercificazione, che, come l’amore, svela e rivela. La luce può “farti vivere un’esperienza in modi completamente diversi: rilassata e a tuo agio se giusta, oppure nervosa e agitata se non pensata ad hoc per una location”, non ha dubbi a riguardo Francesca. Ed è anche “una cosa molto personale che va davvero a modificare l’anima della stanza ma anche quella di chi ci vive. La luce è amore, calore, famiglia e casa e mai come in questo ultimo periodo ne ho percepito l’importanza”, conclude Arianna. E aggiungerei che la terza generazione di Italamp gode già di per sé di un’ottima luce.

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