Il Sessantotto 50 anni dopo: com’era il design nella stagione ribelle

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Il Sessantotto, anno simbolo di contestazioni e di una certa ribellione culturale che copre un più lungo periodo temporale, compie quest’anno 50 anni. Un anniversario importante che voglio provare a raccontarti con i miei occhi da designer. Che eredità ha lasciato nel design un anno di così forte rottura con il passato?

Dalla metà degli anni ‘60 gli oggetti domestici cominciarono ad animarsi nelle case

Raccontare qualcosa che non si è vissuto non è un’operazione semplice, specie se c’è della letteratura approfondita a riguardo che ha già sviscerato ragioni, effetti, cause e conseguenze. Quello che voglio fare è dirti ciò che ho apprezzato maggiormente del design sessantottino.

Piccola premessa: scindere il design dal contesto socio-politico di quegli anni è praticamente impossibile. Lo era allora e lo è sempre più anche oggi. Riprendendo le parole del maestro designer Andrea Branzi, “la questione estetica è dunque il grande problema politico del futuro: un problema che se non risolto produrrà un rifiuto sociale irreversibile”.
Dalla metà degli anni ‘60 gli oggetti domestici cominciarono ad animarsi nelle case, diventando parte attiva e dinamica della quotidianità delle persone. Il design sperimenta elementi d’arredo ribelli, in grado di adattarsi ad ambienti diversi, più moderni anche come concezione sociale.

Le sedute pensate in quegli anni assecondano posture più distese e informali, che stimolano le conversazioni e lo stare insieme

I nati dopo gli anni ‘50, che negli anni delle contestazioni hanno compiuto la maggiore età, sono i protagonisti dei nuovi rituali di condivisione e convivialità. Gli architetti e i designer progettano per loro non solo le case, ma anche i club, i centri di ritrovo, i luoghi di aggregazione. Le sedute pensate in quegli anni assecondano posture più distese e informali, che stimolano le conversazioni e lo stare insieme.

 

Una seduta innovativa, simbolo di quegli anni, è la poltrona “Sacco” di Gatti, Paolini, Teodoro.

©photos: zanotta.it
©photos: zanotta.it

I tre progettisti torinesi presentarono questa poltrona dal design radicale (un sacco pieno di polistirolo) ad Aurelio Zanotta che non perse tempo a metterla in produzione.

alle provocazioni si unì l’ironia degli oggetti

Da ricordare l’uso ironico e grottesco che ne seppe dare il grande attore italiano Paolo Villaggio in “Fracchia la belva umana ” (i miei lettori italiani sanno già a cosa mi riferisco, vero?) sul piccolo schermo.
Anche in questo modo il radical design entrò ufficialmente nelle case degli italiani. Un piccolo esempio di come alle provocazioni si unì l’ironia degli oggetti.

Paolo Villaggio in Fracchia la belva umana

Gli oggetti di quegli anni non dettavano moda, ma hanno trasformato e plasmato una nuova cultura. Nuovi modi di progettare furono pensati per desideri che non c’erano ancora stati, in un design che diventò sempre più sociale. È come se anche il design fosse stato “occupato”, come lo furono le università.

©photos: gettyimages

Sperimentazione, contestazione e ribellione furono le parole chiave

C’è stato un esplicito invito a osare, vissuto come una sorta di imperativo di quell’anno esagerato. Sperimentazione, contestazione e ribellione furono le parole chiave. Forme arrotondate e giocose, colori pieni e motivi geo, sono forse gli elementi più caratterizzanti del Sessantotto nell’ambito della progettazione di luci, arredi e cucine.

photos: via Pinterest

Un altro segnale di rottura con il passato è da rintracciare nel capolavoro di design sociale dei fratelli Castiglioni: l’interruttore rompitratta. Un pezzo di design che oggi si trova nelle case di tutti, prodotto in quantità incalcolabili. L’oggetto interrompe la corrente elettrica di qualsiasi cavo di illuminazione o in generale di qualsiasi cavo che porta corrente. Pensa che novità sul finire degli anni ‘60 il leggendario “click” dell’interruttore! La rottura degli schemi sta proprio nella possibilità di acquistare design d’autore anche in ferramenta e ad un prezzo irrisorio. Di sicuro il pezzo più caro ai fratelli Castiglioni, secondo quanto detto da Giovanna Castiglioni nella nostra intervista.

Prodotta nel 1967 ma progettata qualche anno prima, c’è anche Eclisse di Vico Magistretti per Artemide, vincitrice di un Compasso d’Oro.

©photos: Artemide

Un fenomeno astronomico che in qualche modo preannuncia anche la magia del primo allunaggio.

 

Insomma, l’elenco dei prodotti iconici di quel periodo sarebbe davvero lungo, per questo ho selezionato quelli più suggestivi. Eccoli di seguito:

Ovalia Egg Chair di Henrik Thor-Larsen (1968)

©photos: Henrik Thor-Larsen

Bubble Chair di Eero Aarnio per Eero Aarnio Originals (1968)

©photos: Eero Aarnio Originals

Cobra lamp di Elio Martinelli per Martinelli Luce (1968)

©photos: Martinelli Luce

Plia di Giancarlo Piretti per Castelli (1968)

©photos: Castelli

Snoopy di Achille and Pier Giacomo Castiglioni per Flos (1967)

©photos: Flos

Universal Chair di Joe Colombo per Kartell (1967)

@photos: Panomo

È del 1969 l’Up e l'Up 6 di Gaetano Pesce, la poltrona con inequivocabili riferimenti antropomorfi prodotta da B&B Italia

@photos: B&B Italia
@photos: B&B Italia
The POT chair by Arne Jacobsen

Ti è piaciuto questo viaggio nella galassia del Sessantotto? Hai nostalgia di quel design così ribelle e innovativo? C’è un prodotto tra quelli che ho citato che ti ha colpito maggiormente? C’è qualche movimento di quel periodo che mi vuoi segnalare? Ti aspetto, come sempre, nei commenti.

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